Turismo, digitalizzazione e caro, vecchio buonsenso.

Sul fatto che il futuro del turismo passi per il digitale siamo tutti d’accordo. É un’evoluzione inevitabile. Che per quanto possibile va governata all’interno delle complesse dinamiche di una destinazione turistica.

La creazione e lo sviluppo dell’ecosistema digitale per le destinazioni


Sul fatto che il futuro del turismo passi per il digitale siamo tutti d’accordo. É un’evoluzione inevitabile. Che per quanto possibile va governata all’interno delle complesse dinamiche di una destinazione turistica. Uscendo dai tecnicismi: la digitalizzazione delle destinazioni va gestita con buonsenso. Può apparire banale, ma non lo è: dal panel “La creazione e lo sviluppo dell’ecosistema digitale per le destinazioni” che ho moderato nel corso di Destination Lab è emersa esattamente la volontà di un’adozione degli strumenti digitali libera dalla frenesia da early adopters.

Un ecosistema armonico

È la posizione, ad esempio, di Paolo Borroi: «L’applicazione degli strumenti digitali può rappresentare un potente motore per la strutturazione dell’offerta turistica e lo sviluppo della destinazione, ma è fondamentale che ciò avvenga all’interno di un ecosistema “armonico”, che sia capace di instaurare relazioni che ne rispettino l’integrità e ne promuovano una crescita sostenibile».

Sulla stessa linea il CEO di Factory Hubert Rienzner che ha voluto sottolineare come questi strumenti – dai portali di destinazione che raccolgono tutte le informazioni utili fino agli assistenti virtuali alimentati dall’intelligenza artificiale come il “suo” GAIA, già introdotto dall’APT Garda Dolomiti – vadano adottati «in linea con i principi strategici della destinazione, affinché facilitino le relazioni tra operatori e favoriscono il coordinamento degli attori coinvolti nella strutturazione dell’offerta turistica».

La figura del destination manager

Insomma: una strategia digitale ha senso solo nella misura in cui asseconda e integra quella più ampia elaborata per la destinazione. L’ecosistema digitale ha significato nel momento in cui dialoga con il suo corrispettivo “umano”: ed è qui che – come ha chiosato Massimo Bregani, AD di Feratel Media Technologies – diventa centrale una figura, quella del destination manager, in grado di comprendere e cogliere – tutte le opportunità offerte da entrambi i sistemi».

Quello del “buonsenso” è un atteggiamento emerso peraltro anche tra il pubblico, invitato a partecipare a un sondaggio live su temi anche più generali. Alla domanda, ad esempio, su quale fase fosse opportuno introdurre il DMS (Destination Management System) nella destinazione, la grande maggioranza lo farebbe già in fase embrionale, ma anche qui «senza fare il passo più lungo della gamba, rischiando di acquistare una Ferrari per tenerla in garage» come è stato commentato in platea.

Interessante, infine, il fatto che alla domanda su quali fossero le aree principali in cui allocare il budget la priorità è stata identificata nella strutturazione di un organismo di governance. Evidentemente, per i territori italiani, si sente la necessità di dotarsi di una guida capace di affrontare in maniera consapevole tutte le altre scelte strategiche – comprese, appunto, quella dell’adozione degli strumenti digitali – per l’evolversi del territorio.

I risultati del “sondaggio”
live a Destination Lab

Destination Lab

Lo scorso 17 maggio Lucia Tucci (Presidente di DestinAction e Jr Destination Manager di Ideazione) ha moderato il panel “La creazione e lo sviluppo dell’ecosistema digitale per le destinazioni” nel corso di Destination Lab: con lei sul palco Oskar Schwazer (Direttore dell’APT Garda Dolomiti), Hubert Rienzner (CEO di factory srl), Paolo Borroi (Destination Manager & Consultant), Massimo Bregani (Amministratore delegato di Feratel Media Technologies). Queste alcune delle considerazioni di Lucia sui temi della digitalizzazione nel campo del destination management.

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