Tra buoni propositi e ricette risapute, lo Startup Manifesto della Commissione europea ha due aspetti rivoluzionari: è stato scritto da chi, davvero, ce l’ha fatta e lascia finalmente trasparire un po’ di ottimismo.
L’economia del digitale mostra tassi di crescita decisamente superiori a quelli dell’economia tradizionale: è l’assunto da cui la Commissione Europea è partita per commissionare allo “Startup Europe Leaders Club” un manifesto per le startup europee, in grado di stimolare e sostenere un fenomeno che, si spera, possa risollevare le sorti del Vecchio Continente.
Un aspetto interessante – e che ci sta particolarmente a cuore – è l’assunto secondo cui non essendo più le nuove tecnologie confinate “ai tipi di business “high-tech”, esse possono dare un contributo decisivo alla crescita di settori più tradizionali, “reinventando” l’industria e mantenendo la promessa di creare nuovi impieghi e nuove ricchezze.
Il manifesto individua cinque punti cardine per ottenere risultati apprezzabili: molte raccomandazioni danno semplicemente conto degli appelli che ormai da anni si levano dalla comunità degli “startupper”, mentre in alcuni casi i componenti dello Startup Europe Leaders Club avanzano proposte realmente innovative.
La formazione
Il primo aspetto che l’Europa deve sforzarsi di rafforzare è quello legato alla formazione. Già nelle scuole dell’obbligo, ad esempio, dove non sarà più possibile che gli insegnanti non siano in grado di parlare lo stesso linguaggio – o almeno comprenderlo – dei “nativi digitali”.
Il passo successivo dovrà essere la capacità di insegnare la “passione” per l’imprenditorialità: “non possiamo aspettarci che ogni dodicenne inizi la propria azienda, ma ogni dodicenne dovrebbe conoscere il significato di prendere un’idea, avvalorarla e creare qualcosa che possa poi offrire agli altri come un prodotto o un servizio”.
Infine, per quanto riguarda le università, fare in modo che esse incoraggino gli studenti a preparare business plan prima ancora della laurea (così come accade negli USA: lo fanno ad esempio il 20 percento degli studenti del CalTech, Stanford e Berkeley).
Il talento
Il secondo tema del manifesto riguarda il talento: è il fenomeno della “fuga di cervelli” che affligge l’intero continente, non solo l’Italia. Qui lo Startup Europe Leaders Club affronta il tema dalla prospettiva opposta: l’Europa deve diventare una calamita per i cervelli, attrarre talenti dal resto del mondo, ad esempio attraverso lo strumento del “Visto per startup paneuropeo” che dia la possibilità agli imprenditori Ue di assumere talenti extracomunitari.
L’accesso al capitale
Questo è “il” problema: dal 2008 ad oggi in Europa gli investimenti in venture capital si sono praticamente dimezzati. E, senza capitali, avviare una startup è un’impresa (impossibile). Quali le ricette della Ue?
Fondamentalmente sgravi fiscali per aziende che investono in startup, facilitare l’ingresso nei mercati di borsa europei (mentre oggi l’incentivo più forte è a farlo negli Stati Uniti), incentivare le amministrazioni pubbliche ad acquistare da piccole imprese invece che, come generalmente accade, da grandi aziende multinazionali.
L’ultima proposta è quella più innovativa: si tratta della creazione delle E-Corp, un nuovo tipo di società che abbia requisiti identici in tutta l’EU e possa essere avviata da chiunque in meno di 24 ore. Questo per eliminare ostacoli spesso insormontabili, ma che oggi risultano di poco senso: la somma minima di denaro necessario per lanciare un’impresa, il non avere accesso a quote, i requisiti legali complessi anche per l’azienda più piccola.
Normative e dati
Due ostacoli – paradossali, a ben vedere – impediscono un avvio semplificato di nuove aziende. Da una parte il fatto che le normative dei dati in Europa non sono aggiornate e succede quindi spesso che le aziende violino la normativa sulla privacy, dall’altro la situazione (ironica, secondo i redattori del manifesto) dei dati pubblici nell’UE, in realtà poco pubblici.
Leadership
“Le nostre culture celebrano atleti e celebrità, musicisti e attori: allo stesso modo devono essere celebrati anche gli imprenditori che hanno un impatto reale sulla vita della gente”. Questo è l’assunto da cui prende le mosse la quinta raccomandazione della Ue.
Come farlo? Ad esempio, molto semplicemente, creando un “magazzino di buone pratiche”, una risorsa attraverso cui i governi locali e nazionali possano condividere i migliori metodi che hanno trovato per ottenere un impatto immediato.
Noi, intanto, abbiamo firmato il manifesto…
Le cinque raccomandazioni, come detto, sono assai poco rivoluzionarie: si tratta, in buona sostanza, di rivoluzionare l’approccio delle istituzioni all’economia. Roba da poco, vero?
Quello che fa ben sperare, se non altro, sono i redattori del manifesto: dietro l’altisonante “Startup Europe Leaders Club” si nasconde un gruppo indipendente di imprenditori che “ce l’hanno fatta”. Il fatto che, per una volta, le istituzioni – europee, in questo caso – si affidino all’esperienza e al talento è già una piccola rivoluzione…
Insomma: tra le pagine del manifesto niente di davvero epocale. Se non, forse, la possibilità di leggere ottimismo e voglia di andare avanti. Ed è per questo che abbiamo sottoscritto il manifesto.