Vi raccontiamo la storia di un progetto che si è trasformato in un’importante vittoria: dall’idea fino al grande riconoscimento mondiale


Sono 1031 i luoghi che, ad oggi in 163 paesi, formano il Patrimonio Mondiale Unesco. Un insieme costituito da siti cuturali, naturali e misti che il Comitato per il Patrimonio Mondiale ha considerato dotati di un valore universale. Un sito Patrimonio Mondiale Unesco deve essere caratterizzato da eccellenza ed unicità, presentare un ottimo stato di conservazione, essere oggetto di forte e reale interesse da parte del territorio cui appartiene e, infine, essere oggetto di tutela per rimanere come patrimonio alle generazioni future.

Tutte queste qualità contraddistinguono il paesaggio vitivinicolo di Langhe, Roero e Monferrato, luoghi dalla struggente bellezza che la natura ha eletto custodi di alcuni fra i vitigni più prestigiosi al mondo.

Per questo, nel 2004, abbiamo creduto fortemente nel progetto dell’allora Presidente della Provincia di Cuneo On. Raffaele Costa, di candidare questi territori all’inserimento nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco. Il lungo e complesso iter, che ha visto coinvolti, oltre a Ideazione, diversi soggetti, si è concluso nel 2014 con l’ottenimento dell’importante riconoscimento. Ideazione ha lavorato in prima linea per questo progetto, sin dal suo lancio, incaricata proprio dalla Provincia di Cuneo di svolgere un importante ruolo di collante tra l’amministrazione provinciale e il territorio. Ideazione ha dato il proprio contributo nei tavoli tecnici provinciali e regionali in cui si sono definiti i confini delle core zone, ha coordinato una campagna di sensibilizzazione sul territorio cuneese, ha gestito e partecipato agli incontri del Comitato provinciale di sostegno.

Perché la candidatura avesse successo, infatti, proprio l’Unesco aveva chiesto che il dossier fosse condiviso a tutti i livelli e che l’ambizione del riconoscimento partisse “dal basso”. Il risultato ottenuto, dunque, testimonia un lavoro ben riuscito di concertazione e di governance territoriale: sono state decine gli incontri organizzati per avviare un confronto sulle opportunità della candidatura, superare le diffidenze e convincere sindaci e associazioni di categoria.

Una vittoria per tutto il Piemonte e per l’Italia, ma anche, come ci racconterà meglio Daniele Manzone, un motivo di grande soddisfazione per noi che, nel nostro piccolo, crediamo da sempre nell’importanza di fare sistema per promuovere le eccellenze del nostro Paese.


Si sente spesso parlare dei siti Unesco ma, di fatto, com’è la procedura per far riconoscere come tale un luogo?

Il procedimento è lungo, complesso e molto selettivo, soprattutto per l’Italia. Siamo infatti il paese che presenta il maggior numero di siti al mondo e, per lasciare spazio nuovi paesi, si è deciso che l’Italia può presentare al Comitato per il Patrimonio Mondiale una sola “nomination” all’anno. In più ogni paese ha una lista interna: nel periodo in cui abbiamo proposto la nostra candidatura i siti in lista erano 71. Capite bene quanto la concorrenza sia stata agguerrita!

Come abbiamo fatto a spuntarla?

Per l’unicità e le caratteristiche dell’area, ovviamente, ma anche grazie ad una concertazione fra tutti i soggetti che a vario titolo erano e sono rappresentativi di quel territorio. Se non avessimo fatto sistema questo risultato non sarebbe mai stato raggiunto. L’idea è partita dall’onorevole Costa che voleva proporre inizialmente l’area delle Langhe e del Roero. Abbiamo saputo poi che anche gli amici di Canelli e della Provincia di Asti si stavano muovendo in tal senso in riferimento, però, alle cantine sotterranee di Canelli.

Abbiamo quindi deciso di soprassedere con l’ipotesi di una candidatura esclusiva alle Langhe e al Roero, recependo quanto sostenuto dai funzionari ministeriali circa l’importanza di una impostazione unitaria della candidatura, sia perché evitava una concorrenza controproducente tra siti italiani – peraltro limitrofi – sia perchè l’Unesco vedeva nella diversità intrinseca delle aree un’ulteriore ricchezza e un vantaggio a favore del buon esito della candidatura stessa.

Quali i soggetti coinvolti?

Nel febbraio 2008 è stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra il Ministero per i Beni Culturali, la Regione Piemonte, la Province di Cuneo, Asti, Alessandria. La sottoscrizione di tale accordo è stata supportata a livello operativo da SITI (incaricata di sviluppare il dossier di candidatura) e Ideazione, incaricata di attività di consulenza generale, comunicazione e coordinamento tecnico. Nel 2011 ha avuto luogo la prima presentazione ufficiale del dossier al Centro del Patrimonio Mondiale UNESCO. Il 22 giugno 2014, durante il 38° World Heritage Committe a Doha in Qatar, il sito “I Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato” è stato riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità Unesco. Si trattava del 50° sito UNESCO italiano e del primo paesaggio culturale vitivinicolo italiano.

I primi in Italia ma, in Europa, possiamo dire di essere in buona compagnia!

Assolutamente si, e si tratta di siti di eccellenza e fama mondiale: in Portogallo, la regione vitivinicola dell’Alto- Douro, che produce vino da circa 2000 anni e la cui principale produzione, il Porto, è celebre nel mondo dal XVIII secolo; sempre in Portogallo, il paesaggio vitivinicolo dell’isola di Pico; in Ungheria il paesaggio vinicolo del Tokaj; infine, in Svizzera, i vigneti di Lavaux, frutto eccezionale di una natura unica e del paziente lavoro dell’uomo, sbalordiscono da secoli i suoi visitatori.

È ancora presto per parlare degli effetti che questa candidatura ha avuto sul territorio. Immagino però che all’epoca della presentazione abbiate attentamente valutato le ricadute. Cosa era emerso?

Abbiamo ritenuto che l’inserimento tra i siti Patrimonio Mondiale Unesco avrebbe potuto rappresentare una grande opportunità per il nostro territorio sotto molteplici punti di vista e tutto questo, in effetti, si sta realizzando ora con il riconoscimento. In primo luogo, in termini di riconoscimento istituzionale del valore – non solo paesistico – del nostro territorio, al pari di Venezia, Firenze, del centro di Vienna, di Versailles e della Muraglia cinese. In secondo luogo, per ragioni di strategia economica: saper coniugare sviluppo economico e tutela ambientale è la vera sfida. L’operazione sta inoltre portando un’ampia visibilità mondiale (con molte pubblicazioni e l’interesse fortissimo dei media) anche dei nostri vini. Infine naturalmente, in termini di ricaduta economica indiretta, grazie all’aumento dei flussi turistici.

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