La crisi economica incide sulla vita dei musei e, in generale, dei beni pubblici e spinge a cercare nuove soluzioni, al di là del finanziamento pubblico e delle classiche operazioni di sponsorship. Una di queste è rappresentata dal crowdfunding, letteralmente “finanziamento da parte della folla”, che può avere gli obiettivi più disparati, dal sostegno all’imprenditoria e alle PMI innovative, passando per ricerca e sviluppo, giungendo al supporto alla politica o ai beni culturali.

Il finanziamento collettivo ai beni culturali è una pratica diffusa, soprattutto all’estero, ma è negli ultimi anni che si è assistito ad un incremento sostanziale grazie al web, che rende molto più immediato l’incontro e la collaborazione dei soggetti coinvolti.

Ed è in questo solco che si inserisce il progetto di crowdfunding “Acquista con noi un pezzo di storia”, finalizzato all’acquisto del servizio Meissen da te e caffè appartenuto alla famiglia Taparelli D’Azeglio. Ideatore di questa iniziativa originale, la prima in Italia, è lo staff di Palazzo Madama di Torino, supportato dalla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino. Ed è proprio a Carlotta Margarone, ufficio stampa Palazzo Madama, che chiediamo qualche informazione in più su una tematica, quella delle modalità di finanziamento dei beni culturali da parte dei privati, alla quale Ideazione si è di recente interessata, individuandola come fattore chiave di sviluppo turistico dei territori.

Come è nata l’idea di intraprendere un progetto di crowdfunding? Vi siete ispirati a qualche case history di successo?

L’idea di raccogliere fondi coinvolgendo la comunità, chiedendo l’aiuto dei singoli cittadini non è una novità nel settore cultura: i musei stranieri adottano questa strategia da diversi anni. I casi più significativi li abbiamo citati nel nostro articolo “Crowdfunding e musei: alcuni esempi”.

È importante la partecipazione dei privati per il finanziamento ai beni culturali?

Assolutamente si e il supporto della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino ne è un ottimo esempio. Ha infatti messo a disposizione del progetto la consulenza della società Reply che ha offerto le tecnologie necessarie alla raccolta delle donazioni attraverso la creazione della sezione ad hoc sul nostro sito.

Quali sono le modalità e le tempistiche per inviare il contributo?

La finestra temporale utile per partecipare si chiude il 31 marzo. I cittadini possono, collegandosi online, dare un contributo minimo di 2 euro. La promozione dell’iniziativa passa principalmente per il web ma, per chi non avesse dimestichezza con lo strumento o preferisse affidarsi a formule più tradizionali, abbiamo realizzato un pieghevole cartaceo in cui si trovano gli estremi per un bonifico bancario. La cifra da raggiungere è 80.000 euro. Siamo già oltre quota 34.000 euro anche grazie al lascito del torinese Franco Coppo.               

Avete previsto qualche sistema per dare visibilità ai cittadini “mecenati”?

Sul sito sono riportati tutti i benefit che spettano ai cittadini mecenati. Ovviamente prevediamo diversi gradi di visibilità: si va dal ringraziamento sul nostro sito a fronte del contributo minimo di due euro, passando per 6 biglietti gratuiti nel caso di una donazione di 50 euro, fino all’accredito annuale nominale per mostre e musei a fronte di un contributo superiore ai 100 euro. 

Il servizio Meissen da tè e caffè appartenuto alla famiglia Taparelli D’Azeglio. Perché è importante l’acquisto di questo bene?

L’opera, di cui si erano perse le tracce da diversi anni, risale al 1730. Il servizio, ancora miracolosamente integro, ha un elevato valore artistico oltre ad un’indubbia un’importanza storica: è infatti appartenuto ad una famiglia, i Taparelli D’Azeglio, che ha dato tanto in termini di impegno civile, morale e culturale per le radici di una nuova Nazione. Contribuire all’acquisto di questo bene per farlo tornare in Italia significa contribuire al restauro della memoria collettiva, in un anno, il 2013 in cui cade il 150° anniversario del Museo Civico, aperto per la prima volta al pubblico nel 1863.

enricopanirossi