Sono gli ultimi giorni di preparativi per la trasferta del Consorzio “I Vini del Piemonte” alla Hong Kong International Wine & Spirits Fair: perché – e come – portare i nostri produttori all’altro capo del mondo?
Il nostro lavoro di consulenza per i Consorzi e i produttori agroalimentari che intendono promuoversi all’estero con fiere o eventi dedicati ci porta spesso a prendere in considerazione mercati anche molto diversi fra loro. Perché se ormai in Europa le tendenze sono consolidate, fuori dai confini del Vecchio Continente il panorama è più fluido: nuovi paesi produttori, nuovi consumatori, esigenze emergenti e tendenze promettenti.
E quando il mercato interno e continentale ristagna – sì: la crisi… – è fondamentale allargare lo sguardo: è per questo che, grazie alla collaborazione con Vinitaly International, a novembre andremo a esplorare quello che a detta di tutti è il mercato “più internazionale del mondo”. Ma perché spedire i vini all’altro capo del mondo, a Hong Kong?
Un mercato in espansione
Per rispondere alla domanda basterebbe questo grafico:
Da quando, nel 2008, la Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong ha abolito i dazi doganali, la città è diventata il principale hub del vino in Asia.
Un altro dato, impressionante a sua volta: circa il 40% del vino di qualità venduto ogni anno dalle case d’asta a Londra (per circa 964 milioni di Euro), raggiunge successivamente i consumatori di Hong Kong e della Cina continentale. Secondo le maggiori case d’asta internazionali, Hong Kong starebbe a breve per diventare la più grande piazza mondiale, dopo New York, per la vendita all’asta di vini pregiati.
Il “segreto” di Hong Kong sta nella sua posizione strategica (nel cuore dell’Asia e porta d’ingresso per la Cina continentale, potenzialmente il “nuovo” mercato del vino a livello mondiale) e nel suo apparato logistico di altissima efficienza. Una città perfetta, quindi, per il mercato del vino internazionale.
L’Italia: bene, ma…
Quando si parla di mercato internazionale del vino è la Francia il paese di riferimento: Hong Kong conferma la regola. I “cugini” detengono il 36,8% della quota di mercato in valore del vino rosso e il 35,6% del vino bianco.
Ma anche i Francesi devono guardarsi le spalle: i vini del “New World” come Australia e Stati Uniti stanno guadagnando posizioni anno dopo anno. Il fenomeno si spiega sia per le caratteristiche tecniche del prodotto (vini più “facili” da bere e da gustare anche per i neofiti) e commerciali (la riconosciuta capacità dei produttori del “New World” di prestare una forte attenzione alle esigenze e ai gusti dei consumatori).
L’Italia, in questo panorama, arranca, pur essendo tra i sette principali esportatori: vini “difficili” al palato asiatico e strategie commerciali datate minano l’appeal dei nostri rossi e dei nostri bianchi.
Alleanze e promozione
Come guadagnare quote di mercato? La strategia è sempre la stessa, ma tocca attuarla. Basta leggere il rapporto che l’ICE ha dedicato al mercato di Hong Kong e dell’Asia più in generale per trovare tre indicazioni fondamentali.
La prima: alleanze. La nostra produzione in termini di quantità non è confrontabile con quella dei Paesi del Nuovo Mondo: la soluzione è nella creazione di consorzi o alleanze per far fronte alla concorrenza crescente dei vini provenienti da Paesi del Nuovo Mondo come America, Australia e Sud Africa.
La seconda: la promozione. Il vino italiano non ha ancora un’immagine chiara a Hong Kong: gli importatori reclamano maggior supporto per iniziative di promozione locale, fornitura di materiale divulgativo, cataloghi, ecc.
La terza: informazione. L’ICE, nel suo rapporto, fornisce un consiglio così semplice da sembrare banale (ma, evidentemente, i produttori italiani devono ancora raggiungere questo grado di maturità internazionale): inserire la descrizione del prodotto sulle etichette dei vini per permettere ai consumatori di farsi un’idea più precisa di prodotti che non hanno mai provato prima.
Perché? E come?
Abbiamo cominciato chiedendoci “perché” andare a Hong Kong?. La risposta è evidente: perché è un mercato dalle enormi potenzialità, sul quale i prodotti italiani non possono permettersi di perdere altro tempo. La domanda più importante, allora, diventa: “come” andarci? Noi lo faremo con un’alleanza di 14 produttori piemontesi, rappresentanti di un Consorzio che ne associa oltre 100.
“Fare allenze”: è la prima esigenza che l’ICE richiama, ed è la filosofia di tutti i nostri eventi di promozione all’estero dell’eccellenza italiana. “Fare sistema”, mostrare il panorama complessivo – della produzione vinicola del Piemonte, in questo caso – perché tutti i suoi protagonisti, ottimizzando l’investimento, ne traggano vantaggio.